domenica 22 gennaio 2012

Mosse da uomo e mosse da computer

Analizzare i capolavori scacchistici del passato con un software scacchistico riserva sempre delle sorprese e, a mio modesto parere, rivela analogie e differenze tra la mente umana e l'intelligenza artificiale.
Consideriamo ad esempio la brillante partita giocata nel 1969 nell'ex Unione Sovietica tra Ostapenko e Yartsev, un incontro deciso da un crescendo di sacrifici. Potete vedere la partita a questo link.
Non è mia intenzione commentare l'apertura invero assai complessa, ma semplicemente chiedermi se dopo la mossa 24 del Nero esistano continuazioni migliori per il Bianco, che ha un pesante svantaggio di materiale, per assicurarsi la vittoria.

fig.1 Situazione dopo 24.Axh7+ Rh8

La risposta sembrerebbe negativa, visto anche l'esito della partita, risolta comunque positivamente dal Bianco, eppure Fritz 11, dopo pochi secondi di riflessione, sfodera l'agghiacciante 25.a3!!

Una scelta apparentemente sorprendente, che tuttavia è il frutto di una logica adamantina. Proviamo a ricostruire il 'pensiero' del mostro elettronico (vedi fig. 1): "Bene, Txc2 non è una minaccia a causa del controscacco Axc2. Pensiamo a dare matto o a riprendere il materiale sacrificato con gli interessi, senza dare scacchi senza scopo come fanno gli umani (salvo poi pentirsene dopo): basta che io porti l'Alfiere in g5 e poi in f6 ed è fatta, poichè il mio avversario può solo collocare la sua Donna in d4 (non c'è tempo per Dxa2) e cambiarla per il mio Alfiere quando questo sarà in f6, tanto le sue Torri sono così scoordinate che fanno pena. Ehi,.. un momento! Dopo 25.Ag5 Dd4 26.Ae4+ Rg8 28.Af6 Dxf6 29.Dxf6, quel bel tipo mi gioca 29. ...bxa2!,

fig.2 dopo 29.Ag5 bxa

così, mentre sudo sette camicie per fermare il pedone, lui riporta in gioco le Torri. Mmmhh..., facciamo così: gioco 25.a3 e blocco il molestatore.


fig.3 La mossa di Fritz 11 : 25.a3

Al mio avversario, se non gli viene un ictus, non resterà altro che 25. ...Tc5 per impedirmi la manovra d'Alfiere; il gioco proseguirà con 26.Axc5 dxc5 27.Axe4+, Rg8 28. Dg5+ Rh8
29. De5+ Rg8 30. Axa8 +/-

fig.4 dopo : 30.Axa8

così sono in vantaggio di materiale e mantengo l'attacco. Sono davvero forte! Dunque, ricontrolliamo... Tutto a posto, via!!! 25.a3".

Nella partita del 1969, l'essere umano, Ostapenko, dopo aver sacrificato entrambe le Torri, si avventa sul Re avversario, anche se non ha intravisto con precisone l'esito dell'attacco, poichè sa che qualcosa di buono ne verrà, fidando nell'intuito e nell'esperienza agonistica. (vedi partita)
Inoltre, egli non è immune da ansia e nervosismo, specialmente in una partita del genere, in cui l'attaccante sa che, se si lascerà sfuggire l'occasione per il colpo del KO, perderà banalmente a causa dell'inferiorità del materiale: il pensiero rivolto esclusivamente all'aggressività porta così a trascurare una mossa profilattica come 25.a3. Al contrario, l'imperturbabile scacchista al silicio, dotato indubbiamente di capacità euristiche più ampie, si concede con nonchalance un tratto di consolidamento pur con un paio di pezzi in meno e nel bel mezzo di opposti attacchi contro gli arrocchi eterogenei, in una sintesi ottimale di motivi tattici e strategici. Le mosse giocate dal Bianco in partita, con la conseguente peregrinazione del Re nero, suscitano tanta ammirazione in noi: l'austero professor Fritz le ritiene corrette, ma pur sempre una 'seconda linea'.
Macchina batte uomo dunque? Non è detta l'ultima parola: mi riprometto di tornare sull'argomento con degli esempi che attestano una superiore creatività e comprensione posizionale propria delle "nate a vaneggiar menti mortali".

Giulio Francalanci.

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