domenica 19 aprile 2015

Promossi in A2!!

A2_icon.svgLa nostra squadra di serie B che ha partecipato al Campionato Italiano a Squadre (CIS) è stata promossa in Serie A2.

Complimenti ai nostri giocatori:  
Marmili Giulio  
Nannelli Paolo
Pieri Filippo  
Pantazoupolos Stavros
Petrov Lazar  
Ghods Maziar

  Classifica - Incontri e risultati

La nostra squadra FIORENTINI DOC nella serie Promozione Girone Toscana 2 è stata promossa in serie C
Classifica - Incontri e risultati

venerdì 3 aprile 2015

Vi va di fare un po di chiarezza?

Questo interessantissimo libro di Giangiuseppe Pili (per info più dettagliate rimando al suo sito www.scuolafilosofica.com), invoca con passione la potente dea Caissa e comincia spiegando come la logica degli scacchi sia una logica di tipo ricorsivo.

E' strutturato in tredici capitoli che si propongono subito come interessanti questioni sugli aspetti linguistici, storici, filosofico-letterari degli scacchi, seguiti da una notevolissima bibliografia di supporto allo studio e una breve filmografia. Ci sono anche diverse analisi di partite famose o giocate dall'autore  in torneo, funzionali a spiegare meglio "con i fatti" certi aspetti della trattazione di carattere comunque squisitamente teorico.

La domanda fondamentale che si pone il libro è proprio quella che tutti coloro che si sono affacciati a questo meraviglioso mondo nell'età della ragione si sono posti più o meno subito: perché gli scacchi sono così complessi?

La vexata quaestio trova molteplici risposte prima di tutto analizzando la logica degli scacchi secondo diversi livelli di complessità teorica, ma senza trascurare tutto ciò che conduce poi alla parte più "vera" e significativa della questione, ossia la pratica del gioco. Vengono presi in questione i fatti, le proprietà generali e i pensieri che ruotano attorno all'argomento "tattica-strategia-linguaggio degli scacchi", ci si interroga insomma fino a capire quanto e in che modo sia possibile far chiarezza su tutti questi aspetti teorici al fine di poter padroneggiarne sempre più a fondo l'aspetto pratico. Gli scacchi sono un gioco notoriamente intrigante e sofisticato, apparentemente semplice e rigoroso nei principi che lo regolano, che sono per molti aspetti estremamente legati alla matematica, ma pieno di ambiguità e la cui logica non è assolutamente riducibile alla capacità di calcolo.

I livelli di difficoltà secondo l'autore sono tre.

Iniziamo subito da un semplice dato di fatto che tutti possono facilmente osservare: le posizioni generabili con 32 pezzi sono di numero finito e tuttavia sono enormi e oltretutto cinque dei sei tipi di pezzi del gioco possono reiterare infinitamente la regola del movimento. Questa la prima difficoltà già non da poco.
Poi c'è una complessità di secondo grado che riguarda la capacità di calcolo e di comprensione propria di ognuno; ma ce n'è anche una terza, chiamata meta-complessità, che è attinente ai limiti della nostra natura umana. Per "natura" la mente tenderebbe al "risparmio energetico" (non abbiamo una memoria illimitata e nemmeno l'eternità davanti a noi - perlomeno in vita - ) e conserva meglio ciò che si presenta inserito in un ragionamento finalizzato più che la singola esperienza (non ci si ricorda intere partite, ma combinazioni particolari). Per non parlare poi dei condizionamenti sociali (quanto ELO ha l'avversario rispetto a noi, il giudizio di chi guarda, le emozioni e la tensione)..e del rischio che alla fine potrebbe anche un po'  passar la voglia… Ma invece no! Ciascuno di noi ne è un esempio, io per prima!
Analizzare la complessità nei suoi vari gradi, possiamo dire, "di scoraggiamento", ci serve proprio a capire quali sono le nostre possibilità (difficoltà di primo grado), per conoscere ciò che ci serve (difficoltà di secondo grado). Gli scacchi sono un gioco "di qualità" e non solo di mero calcolo. Anche sapendo tutte le mosse possibili, sarà la scelta di una mossa buona analizzata con la più ampia prospettiva di alternative possibili a determinare lo svolgimento della partita.

Secondo voi, si interroga l'autore come molti noi avranno fatto spesso, è possibile individuare un "momento critico" nella partita in cui si mette in palio l'intero risultato? E se sì, da cosa è determinato? Fra le possibili risposte, il morale, la fortuna, l'occasione, la rapidità e l'efficienza sono solo alcuni degli aspetti della "battaglia" nel vero senso della parola.
Cos'è che ci fa vincere? Le qualità che ci permettono di ottenere un vantaggio non sono curiosamente le stesse che ci sono necessarie per vincere! "Perché sbagliamo quando giochiamo a scacchi? Ci sono cause fisiche e mentali dei nostri errori", titola il settimo capitolo.

Vengono citati Nimzowitsch, il test di Turing e addirittura la sindrome di Stendhal che prende colui che rimane affascinato dalla bellezza di questo inesauribile gioco con lo stesso turbamento che potrebbe creare lo stare di fronte ad un'opera d'arte.
Il computer, i sentimenti e il fenomeno sociale che si è creato intorno al gioco degli scacchi sono alcuni degli aspetti meglio trattati. E se è l'intenzionalità che rende l'uomo giocatore è stata anche la sua inesauribile capacità creativa e il suo naturale carattere ludico a portare il famoso automa con l'anima di un nano, il Turco, a girare l'Europa vincendo quasi ogni sfidante, Napoleone compreso!

Per gli specialisti del dibattito filosofia-scienza, un intero capitolo è inoltre dedicato alla funzionalità degli stati mentali e al problema di come accade l'evento mentale attraverso la causalità e la res cogitans cartesiana.

E ancora: come fa il computer a valutare la posizione? Qualcuno si stupirà leggendo che esso ricerca non le mosse vincenti, bensì quelle che producono minor vantaggio all'avversario, attraverso l'algoritmo "minimax".
Fortunatamente il punto resta ancora "come gioca a scacchi l'uomo, non come esaurire il gioco" (p.140)

Ora che siamo addentro all'argomento e ne abbiamo percorso insieme all'autore alcuni degli aspetti tecnici e teorici salienti, ecco che arriviamo ad una affascinante questione: riflettiamo sull'estetica degli scacchi. Qual è il fondamento estetico di quell'incantamento che ci coglie di fronte alle partite dei Grandi Maestri che hanno punteggiato luminose e incantevoli il firmamento della storia scacchistica? Quale la natura dell'intrinseca bellezza di incredibili combinazioni di perfezione che inducono al compiacimento dei sensi e ad una sorta di contemplazione come fossimo di fronte a un'opera d'arte? Dunque cos'è che rende bella una mossa? I criteri di bellezza degli scacchi sono sempre legati in qualche modo "all'utilità e al rigore del ragionamento che l'ha prodotto" (p.155). Non è la bellezza in sé, ma la profondità di un pensiero capace di essere vincente. Buffo pensare che questa "manifestazione di bellezza" sia in realtà "la campana a morto per uno dei due schieramenti", dice una metafora di Pili.

Improvvisamente poi, sull'onda della sua fantasia di scrittore, si apre uno squarcio letterario sul mondo inventato del remoto pianeta Mate: un futuristico luogo dove si gioca solo a scacchi. Il migliore dei mondi possibili..mi sono detta!! Invece non proprio..vi si scoprono a dir la verità dinamiche rigidissime e tutt'altro che piacevoli. Meritocrazia, una politica rigida e una società fortemente gerarchizzata costringono il piccolo abitante di Mate NC1440DN a crescere con gli insegnamenti di un gioco per niente ludico e spensierato.

E dopo questa curiosa parentesi narrativa, l'autore offre una stimolante panoramica sulla letteratura scacchistica che troviamo in commercio. Ne vengono individuati diversi tipi: la letteratura concernente la tecnica, la tattica e la strategia. Quella didattica che fa dissertazioni analitiche o storiche e comprende autori affascinati dagli scacchi, filosofi, logici e ovviamente matematici. Quesiti come: "si può dare matto con il Re e la Torre su una scacchiera infinita?"..No..e dopo aver letto questo mi sono sorpresa ferma davanti a una vetrina con la tentazione di comprare un enorme tappeto  a scacchi immaginando di risolvere il quesito seduta sul pavimento del salotto a muovere pezzi sul fantomatico tappeto (tranquilli..non l'ho ancora preso..!).

Che altro dire? Se Aristotele, Democrito o Platone avessero conosciuto gli scacchi sono d'accordo con Pili che di sicuro ci avrebbero giocato.
Di grande importanza è anche l'analisi degli scacchi come fenomeno sociale..e non posso non citare la brillante affermazione: "..e solo molto di recente ci si è resi conto che un circolo senza donne gode solo a metà".

E qui soddisfatta mi cheto, aggiungendo solo delle parti così ben scritte da non essere parafrasabili: "ciò che contraddistingue la partita è l'irreversibilità di ogni atto che assurge a simbolo di noi stessi. Noi diventiamo ogni nostra mossa, noi siamo ogni nostro gesto che si solidifica fino a materializzare il senso stesso della responsabilità…(…) Dunque, gli scacchi, mi pare di capire, sono un gioco molto severo! L'errore è irreversibile ed è sempre imputabile ad un atto la cui intenzione era ben conosciuta e dalla quale si inizia per giudicare te stesso.(…) Talvolta vince chi sbaglia per ultimo e non chi sbaglia di meno e, in questi casi, il senso di mortificazione può raggiungere apici difficili da vivere fuori dalla scacchiera. (…) Ebbene, uno dei risvolti di questa situazione, dell'irremovibilità delle scelte e dell'assolutezza di ogni mossa, è che noi siamo ciò che facciamo, solo se ne siamo coscienti…e mai c'è la possibilità di fingere."

Vi segnalo inoltre il link di uno studio meraviglioso di un professore universitario di fisica quantistica, Ivano Pollini, me lo ha indicato con grande generosità e gentilezza lo stesso Pili che lo conosce personalmente;
http://www.scuolafilosofica.com/2030/dal-mondo-degli-scacchi-al-mondo-della-bellezza

Il mio GRAZIE va, oltreché al medesimo stimato e gentilissimo Giangiuseppe Pili, a Stefano Sussi..che mi iniziò alle prime mosse e alle numerose interessanti letture che via via condividerò con Voi!

Buono studio!

Annalisa Betella