lunedì 24 ottobre 2011

Bellezza e magia
di una combinazione eccezionale

E’ ormai un mese che è incominciato il corso di scacchi per principianti che annualmente la nostra Associazione organizza, i dettagli li trovate sul nostro sito.
In omaggio ai nostri corsisti, pensando di fare cosa simpatica e gradita, pubblichiamo una partita che ci è servita per illustrare, nella parte della lezione dedicata alla tattica, la bellezza e la magia del nostro amato gioco.
Questa partita infatti mette bene in luce cos'è la bellezza intrinseca del gioco degli scacchi. Bellezza e serendipità, ovvero trovare la combianzione inaspettata mentre si sta cercando altro. In questo caso le connotazioni della combinazione sono talmente particolari che possiamo parlare davvero di opera d'arte. Sicuramente il giocatore con Bianco era un forte giocatore e altrettanto certamente il Nero ha fatto degli errori strategici, ma l'incredibile serie di mosse che porta al matto finale non poteva risiedere aprioristicamente nella mente di Edward Lasker, nè scaturire soltanto dalle sue intenzioni: essa era lì, nel gioco degli scacchi. Come sosteneva Michelangelo Buonarroti "l'opera e già nel marmo, io la faccio semplicemente uscire".
"Sono giunto alla conclusione che non tutti gli artisti sono degli scacchisti, ma che tutti gli scacchisti sono degli artisti." (Marcel Duchamp)

Ed. Lasker - Thomas [A80]
Londra - Amichevole - 1912
vedi partita

1.d4 (Edward Lasker (1885) giocatore di origine tedesca, trasferitosi negli U.S.A. all'inizio della prima guerra mondiale è il vincitore - con un magnifico sacrificio di Donna - di questa partita. Non era parente del campione del mondo.) 1...f5 (Thomas, che gioca una difesa Olandese, fu per molti anni uno dei più forti maestri inglesi) 2.Cc3 Cf6 3.Cf3 e6 4.Ag5 Ae7 5.Axf6 Axf6 l'idea del Bianco è semplicemente quella di spingere al più presto in e4 6.e4 fxe4 7.Cxe4 b6 8.Ce5 prematura 8...0-0 9.Ad3 Ab7 il Nero avrebbe potuto e dovuto giocare 9....Axe5 che l'avrebbe portato anche a guadagnare il pedone e5 dopo 11.dxe5 Cc6, 10.Dh5 De7 il Nero opta per una difesa apparentemente buona, ma in realtà disastrosa, ancora poteva catturare il Cavallo e5. Adesso viene il bello!! Un sacrificio di Donna che da' origine alla combinazione. 11.Dxh7+

matto in otto mosse, tante quante sono le traverse che il Re nero dovrà obbligatoriamente percorrere fino a trovarsi al cospetto del Re bianco! Ad ogni scacco il Re scenderà di una traversa. 11...Rxh7 Tutte mosse forzate, alla combinazione partecipano quasi tutti i pezzi del Bianco, il matto sarà dato dal pezzo più lontano dal Re nero: la Torre in a1, con una mossa del Re in persona! E' come se il Re avesse detto ai suoi pezzi: "Andatemelo a prendere che ci penso io" e i pezzi del bianco si fossero suddivisi il compito, partecipando ognuno con una e una sola mossa, mentre i pezzi neri rimangono alla finestra... 12.Cxf6+ 12...Rh6 Doppio scacco, se il Re retrocede in h8 prende subito matto con Cg6. 13.Ceg4+ Rg5 14.h4+ Rf4 15.g3+ Rf3 16.Ae2+ [ 16.Rf1 gxf6 17.Ch2# Con questa variante la partita poteva finire con una mossa di anticipo rispetto alla variante principale giocata da Lasker, ma l'effetto estetico sarebbe stato sicuramente inferiore!] 16...Rg2 17.Th2+ Rg1 18.Rd2# [ 18.0-0-0# anche il matto con l'arrocco lungo sarebbe stata una conclusione altrettanto bella: il Re da matto e si chiude nelle sue stanze.] 1-0

vedi partita

Marcel Duchamp
"Una partita a scacchi è una cosa visiva e plastica, e se non è geometrica nel senso statico della parola, è almeno meccanica, poichè è qualcosa che si muove; è un disegno, una realtà meccanica. I pezzi non sono belli in sè, non più di quanto lo sia il gioco, ma ciò che è bello - se la parola "bello" può essere impiegata - è il movimento. Quindi si tratta proprio di una meccanica, nel senso, ad esempio, di un Calder. Nel gioco degli scacchi ci sono certamente delle cose estremamente belle nell'ambito del movimento ma non certamente nel campo visivo. E' l'immaginazione del movimento o del gesto che dà la bellezza, in questo caso. Si tratta di qualcosa che avviene totalmente nella materia grigia." Marcel Duchamp (da "Ingegnere del tempo perduto" Multipla edizioni 1977)